Come peggiorare

Studiando Problem Solving Strategico, ho imparato ad apprezzare il come peggiorare. Lo stratagemma è formulato, essenzialmente così: se volessi volontariamente e deliberatamente peggiorare la situazione anziché migliorarla che comportamenti dovrei assumere? Cosa dovrei fare o non fare, dire o non dire, pensare o non pensare?

Perché in un mondo razionale cambiare prospettiva è il modo migliore per andare avanti, se, come accadde ad Alice nella sua avventura oltre lo specchio, correndo si resta sempre nello stesso punto.

La Foresta Nascosta

C’è un modo di dire che mi piace particolarmente: non riuscire a vedere la foresta a causa degli alberi. Il significato è chiaro, concentrarsi sui dettagli così tanto da ignorare l’evidenza del quadro completo.

Facile da evitare, direte voi. Come quando si lavora in un’azienda, e ciascuno fa ciò che è di sua responsabilità e competenza, e nessuno ha davvero la chiara visione di cosa si sta facendo, ma soprattutto del perché.

Davvero facile da evitare.

Cambiare

Esistono, essenzialmente, due modi per cambiare: evolutivo e rivoluzionario, forse più noti come incremental e disruptive.

Ok, chi ha letto il mio post su Medium probabilmente saprà che non la penso così. Che questa distizione non è davvero funzionale al cambiamento stesso. E infatti, c’è anche un terzo modo di cambiare, quello inevitabile, o a valanga, che viene spesso raccontato (e usato!) da Giorgio Nardone, e che ha il suo perché.

Insomma, per riassumerla, si genera una concatenazione di eventi, partendo dal più piccolo possibile, in modo che quello grande, vero, insormontabile, che si riesce solo a intravedere sia, esattamente, inevitabile.

Scelte

Il momento della scelta è difficile.

Spesso trascina con sé una componente d’ansia. La paura dell’andare da una parte o dall’altra. Troppo spesso la scelta sembra obbligata.

La verità è che una scelta c’è sempre, anche quando sembra obbligata. La questione, piuttosto, è se si possa vivere portandosi dietro le conseguenze della scelta di cui sopra.

Ma la scelta c’è, e questo è fondamentale, perché è attraverso la scelta che si plasma il futuro.

Negoziare

Siamo seduti a un tavolo, impegnati in una trattativa. Il tema è irrilevante, ciascuno di noi porta ha un obiettivo, e un prezzo che è disposto a pagare per raggiungere l’obiettivo, e se stiamo negoziando, spera di ottenere il miglior prezzo, o il miglior obiettivo possibile.

In questo caso, il consiglio è uno e semplice. Più si comprende, e si vede la realtà dagli occhi dell’altro e migliore sarà l’esito. E talvolta, si riuscirà a trasformare quello che appare un gioco a somma zero, in uno a somma positiva.

Assertività

Sii assertivo, ti dicono. Andrai lontano. Se sei assertivo, le persone ti diranno più facilmente di . Accetteranno più facilmente le tue idee.

A meno che non siano diverse dalle loro, ovviamente. E non siano assertivi a loro volta. In quel caso ci sarà un’escalation simmetrica. Per dirla in parole povere, come mettere due galli nello stesso pollaio.

Sii assertivo, e sarai solo tu a vincere, o qualcuno più assertivo di te. Ma se vuoi che tutti vincano, forse potresti provare altro.

Dire no

Molti di noi vivono nel terrore di cosa potrebbe succedere dicendo di no. Al cliente. Al capo. Alla moglie. Agli amici.

Ma davvero, cosa potrebbe succedere rifiutando qualcosa, se è ragionevole farlo?
Non ci credete? Provate con qualcosa di piccolo. Un piccolo rifiuto a una piccola richiesta. Potreste scoprire che in realtà pensare a voi stessi vi fa sentire meglio, ma soprattutto ottenere di più.

La Gogna

La Gogna, si sa, non è mai passata di moda.

In ufficio (lo sapete, dai), si chiama il capo in un ambiente il più possibile pubblico inizia a insultarti, denigrando il tuo lavoro e i risultati che hai ottenuto.

Più o meno tutti ci sono passati, e di certo almeno una volta hanno assistito.

E per quanto sia un ottimo modo per sfogare i nervi, quante volte si può dire che abbia ottenuto risultati positivi? La buona comunicazione si fa in altro modo.

Sii te stesso

Uno dei miei paradossi comunicativi preferiti è quello del Sii te stesso. A ben pensarci, è impossibile non essere se stessi, ma contemporaneamente con queste semplici parole si spinge chi le riceve a prestare eccessiva attenzione al proprio comportamento, di fatto rendendolo artificiale e meno spontaneo.

Insomma, un ottimo modo per mettere in difficoltà qualcuno, in un compito che non si sente all’altezza di portare a termine.

Telemarketing

Forse, 20 anni fa il telemarketing funzionava.

Voglio dire, magari funziona ancora oggi. Magari ci sono persone che sono contente quando ricevono una telefonata da una persona, con un accento talvolta incomprensibile, che offre loro uno risparmio del centomila% su [inserire servizio random qui], magari mentre stanno cenando o sono in riunione.

E tanti saluti a chi, come me, parla di customer experience, e service design. Buon vecchio marketing vecchio stile, ti tartasso fino a quando non hai firmato con me. Poi tanti saluti.

Chissà perché i brand delle compagnie telefoniche non hanno mai un buon sentiment.