Avere torto

Avere torto è una brutta cosa, tutti lo sanno.

Non parlo solo di discussioni in cui c’è un vincitore e un perdente. Anche solo quando tu pensi di sapere una cosa, ma qualcuno ti dice che no, davvero, non è come pensavi.

In fin dei conti, andare oltre al bias è il modo migliore per imparare qualcosa, per crescere, una cosa che non si smette mai di fare.

Ecco perché parto sempre dal presupposto di avere torto. Anche quando ho ragione. In fin dei conti ho una sola vita di tempo per imparare tutto ciò che posso.

Alle volte penso ci sia qualcosa di rotto nel mio cervello, per questo motivo.

Mentire

Bisogna dire sempre la verità.

Questo, almeno, è quello che ti dicono. Tranne quando la dici a fin di bene, ovviamente. O menti ai tuoi figli perché non si mettano nei guai. O eviti a qualcuno una verità scomoda. O racconti solo una parte della verità. O la abbellisci.

Ok, lo ammetto, ho mentito. Mentire è lecito. Molto più che dire la verità, a ben vedere.

Verità

Qualcuno forse ha sentito la storia dei Ciechi e l’Elefante, che spiega in modo leggero un concetto molto costruttivista: ciascuno interpreta la realtà a proprio modo, non esiste nulla come una verità assoluta.

Ecco perché è semplicemente impossibile che ci sia qualcuno che ha ragione, e qualcun altro che ha torto. Come diceva giustamente Paul Watzlawick, ognuno ha ragione, dal suo punto di vista.

Il segreto per [inserire risultato motivante qui]

L’unico segreto è che non ci sono segreti, ma questo, probabilmente, lo sapete già.

Se esistesse una ricetta per essere migliori la seguirebbero tutti, e a quel punto non funzionerebbe più.

E anche questo, probabilmente, lo sapete già.

Apprendimento

Un essere umano è, per sua natura, in movimento.

Può amare la stabilità, ad esempio quella lavorativa. Può essere resistente al cambiamento, in modo sano o patologico, ma in fin dei conti, finché è vivo, si sta muovendo. Sta andando in una direzione specifica. Ha ancora qualcosa da ricevere, e da dare.

La quintessenza di questo processo è l’apprendimento. Fino all’ultimo respiro, si va avanti. Si accumula, si elabora. E questo è inevitabile.

L’obiettivo, immagino, è quello di farlo bene.

Paradiso

Esiste un paradiso per chi non crede.

L’ho scritto corretto, senza punto interrogativo. Quel posto dove si va quando si muore. Nei ricordi delle persone, nelle azioni che si sono compiute. In ciò che si lascia ai propri figli, e al mondo, in termini di impatto. Di conseguenze, di relazioni. Quando queste sono positive, possiamo chiamarlo paradiso. Quando danneggiano il mondo, magari, inferno. Mi piace l’idea di guadagnare il paradiso lasciando il mondo anche solo un pochino migliore rispetto a come l’ho trovato.

Esiste un paradiso, si chiama futuro.

Tempo

Quello che è successo nel passato non si può cambiare. Si può solo ricordare, e imparare.

Quello che è successo nel futuro non si può conoscere. Si può tentare di prevederlo, o andare in quella direzione.

L’unico momento su cui si ha veramente controllo è il presente, ma è troppo facile dimenticarlo. Guardare troppo avanti. O indietro.

Maestri

C’è un detto cinese che dice più o meno così:

Un maestro ha fallito più volte di quante uno studente abbia mai provato.

Dice tanto su cosa voglia dire essere maestro di qualcosa.

Il Micromanager

Non è che non capisca il micromanager.

Voglio dire, alla base c’è un pensiero ansioso. La paura che non tutto ciò che si segue arrivi a quell’impossibile livello di perfezione che rappresenta in qualche modo un perverso ideale da raggiungere.

E quindi si controlla. E si microgestiscono anche i dettagli. E così le persone smettono di assumersi responsabilità, perché tanto, anche nelle più piccole banalità, la responsabilità è di qualcun altro.

Perché in fin dei conti, il micromanager è un burocrate, e lui non può farci niente.

Ascoltare, per piacere

Sono sicuro che questa l’avete già sentita.

Tipo l’unica regola di cui avrete mai bisogno per piacere alle persone, oppure la ricetta infallibile per conquistare una ragazza al primo appuntamento. I titoli sono molteplici, il consiglio è uno solo.

Ascoltare. Per piacere.

Personalmente, lo faccio attivamente, sempre, partendo dal presupposto che, anche se non si è d’accordo, c’è sempre qualcosa da imparare. Anche se si sente qualcosa di stupido. Anche se si sente qualcosa che si ritiene sbagliato. Si può ascoltare attivamente, e lo si può fare per se stessi. Il resto, poi, viene da sè.