Coerenza e Contraddizione

La Coerenza è considerata una di quelle virtù universali.

Ci si aspetta che il nostro partner sia coerente. Che i nostri colleghi siano coerenti. Perfino che i nostri politici siano coerenti, nonostante una delle logiche comunicative sia proprio la Contraddizione. La Contraddizione che affascina, e aiuta a cambiare, dove la Coerenza fissa su uno stato e impedisce l’evoluzione.

Come diceva Wilde, del resto, la Coerenza è il rifugio delle menti prive di immaginazione.

Non Conosco la Risposta Giusta

Spesso quando un cliente viene da me, si aspetta delle Risposte.

Che sia per una consulenza aziendale, o una personale, ha le Domande. Domande a cui non sa risposta, e allora come un assetato in cerca di qualunque liquido per abbeverarsi, spera che io gli offra le Risposte per sedare la sua sete.

Mi spiace, purtroppo non so rispondere. Alle domande rispondo con altre domande. Perché le risposte giuste non le conosco, ma so che le domande costruiscono nuove realtà. E quindi io non rispondo, non lo faccio quasi mai. Io faccio domande.

Egoista

Mi considero una persona tendenzialmente egoista. Come cantava De Andrè, in fondo, quando si muore, si muore soli. E ci si potrebbe chiedere come questo sia possibile, in un lavoro in cui di fatto si aiutano le persone, come il mio. Ma il punto è proprio questo. Se non provassi piacere nell’aiutare gli altri, non credo che ne sarei motivato. Insomma, le persone risolvono i propri problemi, e io ne traggo soddisfazione personale e professionale. Insomma, alla fine vinciamo tutti.

Impegnato

E poi ci sono quelle persone che sono sempre impegnate. Che stanno sempre facendo qualcosa di importantissimo. Qualcosa che richiederà un sacco di tempo, e probabilmente farà un sacco di scena. Probabilmente si fanno pagare a tempo, e stanno sempre lavorando. Sono sempre impegnate.

Scemo io, che cerco di raggiungere i miei obiettivi facendo il minimo sforzo possibile.

Cura

Da persona pigra, è facile pensare che mi preoccupi di arrivare al risultato indipendentemente dalla qualità dello stesso, o dal percorso. Eppure, se la circostanza lo richiede, amo dedicarmi con cura e attenzione anche ai minimi dettagli. Anche un gesto semplice, come dare acqua a una pianta, assume un significato profondo se viene fatto con il giusto impegno.

Pallottole

Da quando ho iniziato a studiare comunicazione, sono poche le cose che mi sono rimaste impresse come la citazione di Wittgenstein: Le Parole sono come Pallottole. Un po’ come se ogni persona portasse sempre con te una pistola carica, e potesse scegliere se imparare ad usarla, oppure agitarla senza criterio sopra la testa, senza curarsi di chi colpisce e chi no. Ecco, a pensarla in questo modo non viene forse voglia di imparare a comunicare con efficacia?

Digitale e Analogico

La cultura occidentale ci ha abituati a ragionare in termini logici. Viviamo nell’epoca in cui l’informazione è scientifica, o è irrilevante. Come se fossimo esseri perfettamente razionali, si ha l’idea che l’informazione scientifica sia come la luce che trionfa sulle tenebre dell’ignoranza, della grettezza, della stupidità.

Come se non fosse il linguaggio analogico quello che ci colpisce nel profondo.

Silenzio

Quasi tutte le persone che ho conosciuto nella mia vita avevano paura del Silenzio. Anche i timidi, gli introversi, anzi, forse loro persino più degli altri. Ci si sforza sempre di riempire i buchi nelle conversazioni, come se fossero qualcosa di osceno che non dovrebbe essere lì.

Eppure, un po’ come la capacità di dire no, usare il Silenzio serve ad arricchire di valore ciò che si dice.

Ignoranza

Sbirciando su Internet mi sono soffermato su alcune parole che mi hanno colpito come un maglio. Si diceva che una persona cento anni fa era ignorante perché non aveva accesso ad alcuna informazione. Oggi lo è perché ha accesso a troppe, e non sa selezionarle. Penso che in un paese in cui il tasso di Analfabetismo Funzionale è dei più alti d’Europa, questo la dica lunga su cosa significhi vivere oggi. Un ritratto davvero poco lusinghiero di un popolo.

Fallimenti

C’è quest’idea molto popolare per cui devi imparare dai successi degli altri. Devi fare quello che fanno loro. C’è chi si sveglia molto presto, chi mangia in un certo modo, chi lavora solo un certo numero di ore al giorno. Il business delle biografie di persone di successo è enorme, i podcast o le interviste sono innumerevoli.

Ma a me interessa molto di più chi non ce l’ha fatta. Chi ha fallito. Chi ha cercato le risorse, ma non ne ha trovate. Sono sempre stato affascinato di più dal fallimento che dal successo, perché il fallimento insegna.