Sii te stesso
Uno dei miei paradossi comunicativi preferiti è quello del Sii te stesso. A ben pensarci, è impossibile non essere se stessi, ma contemporaneamente con queste semplici parole si spinge chi le riceve a prestare eccessiva attenzione al proprio comportamento, di fatto rendendolo artificiale e meno spontaneo.
Insomma, un ottimo modo per mettere in difficoltà qualcuno, in un compito che non si sente all’altezza di portare a termine.
Altro paradosso è la formulazione dell’imperativo che è rivolto al TU e non all’IO. Come faccio ad essere me stesso se la prima intenzione non viene da me? La mia anima filosofia a volte si palesa così 🙂
Grazie per il commento, Claudio!
Il principio di fondo (e il motivo per cui questo è un paradosso comunicativo, indipendentemente da chi formuli l’imperativo) è che c’è una discordanza tra l’essere “ideale” e quello di comportamento. Controllando il comportamento, per renderlo aderente all’ideale, di fatto lo si rende artificiale, e di conseguenza se ne perde la spontaneità. Si tratta di un paradosso classico della comunicazione strategica per spiegare il concetto di controllo.