Ma quanto sei Figo?
Mi ricordo l’epoca ante-Internet. Frequentavo la scuola media, quando per la prima volta dentro casa mia arrivò una connessione. Ricordo ancora il modem 56k, con la linea che saltava ogni volta che squillava il telefono. Ricordo i tempi di connessione lunghissimi, che nel corso degli anni si sono fatti via via più veloci.
Ma ricordo anche com’era prima, anche se ero davvero piccolo. Il computer senza connessione, in cui per installare un file dovevi farlo con un floppy disk. Ricordo le telefonate, quando ancora i messaggi non si usavano. Ricordo la televisione, e le riviste. Beh, queste non sono cambiate molto, ma all’epoca erano in qualche modo più importanti.
Ricordo la sensazione di noia da bambino di una domenica pomeriggio di pioggia. La necessità di inventarsi qualcosa da fare, perché anche i cartoni a un certo punto annoiavano, e comunque non avevo il permesso di guardare la televisione per più di una o due ore al giorno.
Poi è arrivato internet, con le sue connessioni veloci, i video e i social network, e il mondo è cambiato.
Ma è cambiato davvero? Forse anche io, che ero un adolescente, stavo cambiando, quindi per me che mi stavo trasformando quotidianamente, il cambiamento del mondo sembrava poca cosa. Eppure, ripenso a com’era il mondo per come lo conoscevo da bambino, e tutte queste differenze non le noto.
Certo, ci sono un sacco di quelle che i miei nonni chiamano diavolerie tecnologiche, in giro. e che i miei genitori si sforzano ad imparare ad usare. Ma tecnologie a parte, gli esseri umani sono rimasti essenzialmente gli stessi. Oggi posso tenere il mio turno alle poste con una app, ma sento comunque persone litigare per chi è arrivato prima. Posso pagare il parcheggio dell’auto con il telefono, ma c’è sempre il tizio che mi ruba il posto anche se ha visto perfettamente che lì mi ci stavo mettendo io.
E poi, ovviamente, ci sono le persone popolari, quelle che un tempo chiamavamo VIP, e oggi Influencer. Ecco, proprio di questi vorrei parlare, perché sembra che oggi Internet abbia cambiato completamente i paradigmi della popolarità, ma la verità è che, come diceva Santajana, non c’è nulla di nuovo sotto questo cielo, tranne il dimenticato.
Di popolarità, infatti, si parla da quasi tremila anni, o almeno, i frammenti che parlano di questo fenomeno risalgono all’epoca Classica, ma sono fermamente convinto che se avessimo una macchina del tempo, e potessimo tornare all’epoca in cui l’essere umano era appena uscito dalla sua dimensione tribale, già questo fosse un argomento attuale.
Insomma, se vivevi ad Atene, o in un’altra città-stato, era impossibile che non conoscessi il Sofista di turno. Magari Protagora, che con le sue antilogie persuadeva il suo pubblico prima di una tesi, poi di quella opposta, oppure Ippocrate, che aveva la fama di guarire solo con le parole. E visto che nelle città-stato la Democrazia era una cosa seria, conoscevi sicuramente il candidato politico di turno a governare la città. Con l’invenzione della Democrazia, in effetti, la popolarità è diventata improvvisamente più importante dell’essere nati della giusta famiglia, ma anche del merito stesso.
Fu, infatti, lo stesso Platone a mettere tutti in guardia contro la Democrazia, che come sistema politico non premia il più competente, ma il più popolare. Buffo come in quasi tremila anni non l’abbiamo ancora capita, questa.
E se per secoli, e forse anche millenni, la popolarità fu un fatto prettamente politico, o religioso, dobbiamo aspettare l’invenzione del Capitalismo perché diventi anche un fatto economico, e per le masse. Nel corso del XX secolo, quindi, anche la popolarità diventa una merce di scambio. Molto presto, ci si rende conto che se tante persone guardano un fenomeno, o anche una singola persona, quel fenomeno o quella persona diventa un punto di riferimento. Nasce quindi il meccanismo delle sponsorizzazioni, ma non solo. La differenza tra ricchi e poveri deve essere accentuata: i ricchi devono avere qualcosa che li distingua dai poveri, e i poveri devono avere uno status quo a cui ambire. Ecco quindi che si sviluppano l’alta moda, e il mercato del lusso in generale.
Ma la popolarità non è riservata ai ricchi: c’è il mondo dell’intrattenimento che mescola le carte in tavola. Il cinema prima e la televisione poi portano alla ribalta personaggi che altrimenti sarebbero stati sconosciuti. Ma proprio perché sono così popolari, di fatto anche loro partecipano a quel gioco sociale di cui si parlava prima: danno alle masse l’illusione che chiunque potrebbe essere come loro.
Ed è così diverso, io mi domando, da quello che si vede oggi? La popolarità appare sempre più accessibile, ma sappiamo tutti benissimo che sono solo una piccolissima parte delle persone che ce la fanno davvero. Gli altri restano sospesi nel limbo del forse se mi impegno di più ce la farò.
Perché quelli che oggi sono Influencer sono quelli che ieri erano le star di Hollywood. Di George Clooney o Marilyn Monroe ce ne sono davvero pochi. Poi ci sono quelli che recitano nelle serie tv, e che hanno contratti più o meno duraturi. Poi ci sono quelli che ogni tanto fanno qualche spot. E poi ci sono tanti, tantissimi che fanno solo la fame, di provino in provino.
Ma la vera domanda che dovremmo farci è: sono davvero così influenti? Così capaci di creare dei modelli? Di influenzare le masse? Forse, o forse no. Ma danno a noi persone comuni dei modelli da seguire, o da cui discostarci. Ci danno delle persone da prendere come riferimento, o da insultare in modo spicciolo. Perché forse, alla fine, il valore della Popolarità è fine a se stesso, completamente autoreferenziale, e allo stesso tempo capace di influenzare l’intera società.
Quei tempi li ricordo anche io! E il rumore del pc quando iniziava a connettersi a Internet?Credo non lo dimenticherò mai!
Giusto l’altro giorno ho ritrovato la mia tesina delle medie in un floppy disk e ho pensato a quanto tutto sia cambiato in così poco tempo, eppure nulla davvero al contempo. Questo articolo è veramente scritto bene, complimenti! Una bellissima riflessione su come tutto cambi e si evolva, ma le persone dietro l’innovazione e il progresso rimangano sempre le stesse. Quando mi guardo intorno, specialmente di questi tempi, vedo che nonostante tutto evolva e novità sempre più sorprendenti ci circondino, l’unica costante è che le persone non cambiano mai. L’accesso ad Internet e la quantità di soggetti connessi alla rete non fa che aumentare, in questa enorme differenziazione di piattaforme che mostrano sempre le stesse categorie di persone. Quelli che cercano di combattere il sistema e le ingiustizie, quelli che cercheranno sempre di fregarti appena distogli l’attenzione o che ti abbindolano dicendoti cosa vuoi sentire ma ti prendono solo in giro, quelli che si lamentano e non faranno mai niente e che quelli che invece si fanno raggirare come burattinI e sono nati per seguire la voce più grossa, come le pecore. Quelli che fanno troppe domande, quelli che non ne fanno mai e quelli che non ne fanno abbastanza. E nessuno impara mai davvero, perché forse l’essere umano è destinato a mordersi la coda come il serpente di Zaratustra. Tutto intorno cambia ma il nostro comportamento sociale non cambierà mai. Basta ancora puntate il dito contro il primo capro espiatorio di turno per odiarsi l’un l’altro, perché si ha sempre bisogno di dare la colpa a qualcuno quando le cose non vanno bene, mai a chi spetta. La storia si ripeterà sempre finché non la studieranno e conosceranno tutti. Eppure è assurdo come nonostante fatti storici siano accaduti e comprovati da miliardi di prove ancora si riesca a dire che tutto è falso e il mondo, i fatti e la verità si riducano a cosa uno scelga di credere.
Scusa, forse ho detto troppo, il tuo articolo ha scatenato un sacco di riflessioni!
Grazie 😊
Ci mancherebbe, Federica, anzi, fa piacere sapere che abbia generato così tante riflessioni!
Anche se in effetti, dal punto di vista comunicativo è vero che fatti e verità sono solo ciò che uno sceglie di credere, nel senso che ciascuno di noi ha la propria verità, sulla base di ciò che agisce. E se è vero che l’ignoranza non è una scusa, di fatto è il motivo per cui molti agiscono come agiscono. Insomma, siamo responsabili anche della nostra ignoranza!