Musica
Mi piace ascoltare musica mentre lavoro, soprattutto se mi devo concentrare. Musica strumentale, che mi isoli da tutto, ma che non mi crei distrazioni.
Mi aiuta ad entrare nel mood.
Mi piace ascoltare musica mentre lavoro, soprattutto se mi devo concentrare. Musica strumentale, che mi isoli da tutto, ma che non mi crei distrazioni.
Mi aiuta ad entrare nel mood.
Creare il vuoto per farci entrare il pieno. Uno dei tanti stratagemmi che la comunicazione ha in comune con le arti marziali. Perché è facile creare qualcosa e usarlo per interagire con gli altri, mentre non tutti sono capaci a lasciare che siano gli altri a riempire il vuoto che noi abbiamo generato.
Sento capi lamentarsi del fatto che i dipendenti sono poco responsabili. Che fanno solo il minimo indispensabile. Che quando non vengono controllati fanno ciò che vogliono.
E allora aggiungono regole. Regolano l’orario di lavoro. Aggiungono incentivi al raggiungimento degli obiettivi. Puniscono che ha performance scadenti.
E ogni volta che aggiungono una regola tolgono una responsabilità. E spingono adulti vaccinati a comportarsi come bambini a scuola. Se ti comporti bene riceverai un bel voto. Se ti comporti male sarai punito. Insegnano alle persone cosa pensare, così penseranno solo le cose giuste.
Tra gli stratagemmi strategici che sto studiando, tratti dal libro Cavalcare la propria Tigre, c’è anche la Tecnica della Confusione. Viene usata in ambito di Problem Solving o Coaching strategico a scopi precisi, e consiste, semplificando, nell’inondare di informazioni anche incoerenti l’altra persona, concludendo però in modo chiaro e preciso, dandogli la possibilità di attaccarsi all’unica cosa sensata che abbiamo detto, insomma, portandolo dove vogliamo noi.
Ciò che fa riflettere è che ci sono persone che, inconsciamente, sono dei talenti naturali nell’uso di questa tecnica, anche se quando non è Strategica si chiama di solito in un altro modo.
La Supercazzola.
Senza dati sei solo un’altra persona con un’opinione. Queste sono le parole di Deming, che mi ritrovo a leggere quasi giornalmente in un contesto o nell’altro. E trovo buffo, in effetti, che questa sia proprio un’opinione.
Se ragioniamo sul processo decisionale, le neuroscienze ci dicono che la trappola della razionalità è, appunto, una trappola. La razionalità perfetta, mito dell’Economia del secolo scorso, è ormai stata riconosciuta come un modello disfunzionale.
Perché se ci pensi, nell’era dell’informazione è fin troppo facile trovare dati a supporto delle tue idee.
Come consulente mi è capitato qualche volta di presentare spunti molto innovativi presi da grandi aziende leader di mercato. Non solo Apple e Google, ma anche Lego, Netflix, Virgin, Tesla e IKEA: aziende che hanno creato casi per l’innovatività, la sostenibilità e la capacità di trasmettere una propria visione di mondo.
La risposta più classica che ricevo è Beh, loro sono loro, questa cosa (che sia una strategia di comunicazione o una policy di vacanze illimitate) da noi non funzionerebbe.
E la mia risposta, quasi sempre laconica.
Infatti, il motivo per cui loro sono lì è che sono riusciti a farlo, invece che pensare che non ce l’avrebbero potuta fare.
Il lavoro creativo e le timelines stringenti non vanno troppo d’accordo. Il processo creativo, per quel che mi riguarda, somiglia allo scoppio di un palloncino. Un accumulo costante di idee, informazioni e spunti che si gonfiano, fino ad arrivare allo scoppio, spesso straordinariamente veloce, in cui riesco, effettivamente, a produrre qualcosa. Ma lo scoppio è solo il momento culminante. L’atto di scrivere non può esistere senza la fase di preparazione!
Ecco perché, quando ho progetti più a lungo periodo o deadline che si avvicinano cerco di distrarmi il più possibile. Anche scrivendo diverse cose contemporaneamente. Ho scoperto che questo aiuta il mio cervello a trovare la concentrazione nel disordine.
L’Innovazione richiede cambiamento.
Questo, mi renderò conto, è un fatto che risulterà scomodo ai più. Che farà venire brividi di freddo e il sudore sulla fronte. Che causerà reazioni di stupore e diniego.
Eppure non potevo tenermelo ancora dentro. Leggo o sento troppo spesso persone che si riempiono la bocca di questa parola (lo ammetto, ha un suono bellissimo), ma poi, nella realtà dei fatti, non sono disposte a cambiare nulla. Anche se, come diceva Bennis, se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere ciò che hai sempre avuto.
Qualche giorno fa il mio capo mi ha dato un suggerimento.
Nulla di strano, direte voi, nemmeno sul fatto che l’argomento dello stesso riguardava un tema molto più familiare a me che a lui, con il risultato che lo stesso aveva, effettivamente, poco senso.
Naturalmente, vi aspettereste, come è lecito, che il mio capo si sia impuntato affinché io mettessi in pratica il detto suggerimento. Ma la cosa strana è che quando gli ho spiegato perché non l’avrei messo in pratica, è stato d’accordo con me.
Ora lo tengo d’occhio, non sono del tutto sicuro che esista.
Mi piace ricevere suggerimenti da persone che capiscono poco o nulla del mio lavoro.
Mi dà una prospettiva fresca sul problema. Mi fa vedere le cose in un modo che io, probabilmente, ho dimenticato di vedere. Ogni tanto si tratta anche di suggerimenti validi, che posso effettivamente mettere in pratica. Altre volte mi sforza a pensare perché non si fanno le cose in un certo modo.
Alla fine basta avere la mente aperta. Il resto viene da sé.