Il Marketing dell’Introverso

Quando si pensa Marketing, di solito, la prima parola che viene in mente di solito non è Introversione. Marketing è comunicazione, prima di tutto. Relazione con le persone. Come si può pensare che una persona che preferirebbe nascondersi sotto terra piuttosto che fare una chiamata a freddo possa essere un buon responsabile Marketing?

Ecco perché quando si gestisce tutto il processo del customer journey (dall’awareness alla vendita vera e propria) l’Introverso pensa, intrinsecamente, in stile inbound. Meglio conoscere le persone piano piano. Scoprire di loro e lasciar scoprire di sé, e alla fine, arrivare alla relazione, non alla vendita.

Alla Carlona

La prossima volta che farò un colloquio di lavoro, alla domanda Qual è la tua più grande debolezza, risponderò che odio le cose fatte alla Carlona.

Questo per non usare la versione più colorita di quest’affermazione, ovviamente.

E sono convinto che sia una debolezza, altrimenti come mi spiego tanti professionisti di successo, intorno a me, che fanno le cose il peggio possibile, ma sono, appunto, di successo?

Il Paradosso della Produttività

Una delle stranezze della nostra società è che molti di noi vivono nella perfetta illusione stakanovista che chi lavora di più produce di più.

Questo semplicemente non è vero.

A convincermene è stato un mio ex-capo. Un mentore eccezionale, nel senso che era capace di guidarmi solo in modo sbagliato, e di conseguenza era facile capire quale fosse il comportamento giusto, bastava guardare nella direzione opposta. Le sue parole, grossomodo, furono.

“Quando sei da un cliente fai sempre qualcosa. E se non hai niente da fare fai finta. Il cliente deve vederti impegnato, altrimenti pensa che stia pagando per niente.”

Questo mi ha aiutato a capire quanto sia utile definire gli obiettivi con il cliente. E che questo possa far risparmiare tempo a entrambi, potenzialmente facendosi anche pagare di più per l’efficienza e il raggiungimento dei risultati. Insomma, a lavorare meno per lavorare di più.

Magritte

Il mio artista preferito in assoluto è Magritte. Penso che tutti abbiano in mente il Figlio dell’Uomo, o Questa non è una pipa. Sono quelle opere universali. Ciò che differenzia Magritte da tanti contemporanei, in effetti, è il suo secondo lavoro. Non tutti lo sanno, ma per sbarcare il lunario faceva il grafico pubblicitario.

E si vede.

Perché le sue opere uniscono ciò che deve esprimere con ciò che vuole far capire. In pratica, sono allo stesso tempo arte e design. E io le adoro.

Leadership

Leggo tanto, in questi giorni, sui diversi stili di Leadeship. Ci sono quelli classici, come il direttivo o il democratico, e quelli che sono stati creati un po’ dall’epoca di internet, il thought leader, che potremmo tradurre come intellettuale, o chi genera contenuti.

Ma alla fine essere leader significa influenzare. Ciò che cambia da uno stile di leadership all’altro, indipendentemente che lo si faccia bene o male, è il modo in cui si influenza.

Arte e Design

In tanti scrivono di quest’argomento, e mi piacerebbe dare la mia prospettiva. In fin dei conti, sono cresciuto nella città che contiene forse la maggior densità d’arte del mondo, Venezia, e avendo approfondito poi il tema del design non ho potuto non apprezzare come questi due concetti si incontrino e si scontrino.

Perché da una parte l’arte è la rappresentazione dell’artista. Come dice Basil, nel Ritratto di Dorian Gray, “ogni ritratto dipinto con sentimento è un ritratto dell’artista, non del modello. Il modello è solamente un accidente, l’occasione. Non è lui quello che viene rivelato dal pittore; è piuttosto il pittore che sulla tela dipinta rivela se stesso”.

Design, dall’altra parte, è l’opposto, ha tutto a che fare con chi lo utilizza. Come interagisce. Ho sempre pensato che il design, come l’amore, sia l’ultima forma di abnegazione dell’uomo.

In pochi sono coloro che riescono a far coesistere questi mondi così diversi.

Storytelling

Oggi nel marketing non si parla d’altro che di storytelling.

A ragione, voglio dire. Tutte le scienze coinvolte, dalla psicologia alla ragioneria sono concordi nell’affermare che le storie aumentano l’engagement delle persone. Che i clienti sono più coinvolti dal prodotto.

La soluzione a ogni male.

Poi qualcuno si dimentica quanto sia difficile raccontare una storia. Il mondo, in fin dei conti, è pieno di libri non letti.

Markettari

Ogni tanto penso al fatto che appartengo a due delle categorie professionali più sbeffeggiate in assoluto, quella dei Consulenti, e quella del Markettari. E se sulla prima ho già ironizzato, ho paura di non aver dedicato abbastanza attenzioni alla seconda.

Ma del resto, serve seriamente che lo faccia? Accendete la TV e lasciate andare le pubblicità. I markettari si sbeffeggeranno da soli.

Conflitto

Evitare il conflitto è fin troppo facile, una reazione istintiva. Quando ci si trova in una situazione potenzialmente pericolosa, o percepita come tale, scatta la paura. E la paura, come esseri umani, ci fa scappare.

Questo aveva molto senso quando l’uomo viveva nelle savane, ed era preda. Oggi il conflitto lo vive soprattutto nel luogo di lavoro. Ma se scappa e la dà vinta in ogni circostanza che potrebbe anche solo lontanamente generare conflitto, cosa ottiene?

Ci si arriva facilmente, rinuncia a crescere.

Gufi e Allodole

Ci sono quelle persone che si svegliano, e sono piene di energia, pronti per affrontare di petto la giornata. E poi ci sono quelli come me, che iniziano ad attivarsi solo quando il sole sta già calando, e sono più produttivi con il buio.

Non è che ci sia qualcosa di sbagliato, ha a che fare con caratteristiche genetiche, mi dicono. Peccato che il mondo si svegli la mattina, mentre io riesco ad apprezzare solo la bellezza della notte.