La potatura dei rami freschi
Sono una persona umorale, un modo forse più elegante per dire che sono incredibilmente incostante.
Mi lancio con grante entusiasmo in progetti che poi con altrettanto scarso entusiasmo lascio perdere. Anche se in realtà non si tratta semplicemente di una questione di motivazione o entusiasmo, e non me ne vogliano i tanti motivatori del “solo chi continua a provare alla fine ha successo“.
Credo realmente nella ritirata strategica, e nei fallimenti controllati. Mi do degli obiettivi molto concreti per quel che riguarda i risultati che voglio ottenere in questo o quell’altro progetto, e il non raggiungerli già durante la fase esplorativa mi fa pensare che quella non sia una strada praticabile per me.
Non è necessariamente vero, naturalmente. In molti casi basterebbe raffinare meglio i miei impegni per raggiungerli. In realtà uso spesso queste occasioni per ragionare con me stesso su ciò che voglio o non voglio fare. Penso, ad esempio, ai video su YouTube: ho iniziato a farli in un’epoca di Pandemia, già sapendo che il video non è il mio medium di riferimento, e che quello era solo un esperimento per valutare le potenzialità di uno strumento. E a fronte di risultati meno che tiepidi, ho deciso di sospendere questo sforzo.
Un paio d’anni fa mio suocero ha piantato delle piante di pomodoro nell’orto. Il pomodoro è una pianta quasi infestante, che cresce moltissimo semplicemente se riceve abbastanza acqua e sole. Se lasciata a se stessa, però, i pomodori che produce sono insipidi e acidi. Quell’estate mio suocero passò molto tempo a curare le sue piante, potando moltissimi rami freschi, e il risultato fu che i pochi rimasti erano gonfi di pomodori e dolcissimi.
Ecco, mi piace pensare al mio lavoro come a una pianta di pomodoro. Oggi, per me, è un momento di potatura di tutti quei rami non principali, che appesantirebbero solo la mia pianta, rubando nutrimento a tutto il resto.
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